Sulla guerra in Ucraina il Vaticano parla due linguaggi opposti. Eccoli a confronto

Sull’aggressione del­la Russia all’Ucraina sono due i lin­guag­gi par­la­ti dal­la Santa Sede. Tra loro mol­to dif­fe­ren­ti, anzi, con­trad­dit­to­ri.

Il pri­mo è il lin­guag­gio di papa Francesco, che da mesi moti­va inces­san­te­men­te le sue richie­ste di pace con que­ste due ragio­ni: “la guer­ra è sem­pre una scon­fit­ta” e “quel­li che gua­da­gna­no di più sono i fab­bri­ca­to­ri di armi”.

È già sta­to obiet­ta­to da più par­ti, al papa, che entram­be que­ste ragio­ni coz­za­no con la real­tà, a meno di giu­di­ca­re una scon­fit­ta la vit­to­ria bel­li­ca sul­la Germania nazi­sta e un losco malaf­fa­re la dife­sa arma­ta del­la pro­pria vita e del­la pro­pria liber­tà.

Ma nien­te sem­bra scal­fi­re le con­vin­zio­ni di Jorge Mario Bergoglio. Il qua­le ha anche espres­so i suoi per­so­na­li giu­di­zi sia su ciò che avreb­be ori­gi­na­to l’aggressione all’Ucraina, sia su come far­la ces­sa­re.

La gene­si dell’aggressione egli l’ha adde­bi­ta­ta più vol­te al fat­to che “la NATO era anda­ta ad abba­ia­re alle por­te del­la Russia sen­za capi­re che i rus­si sono impe­ria­li e non per­met­to­no a nes­su­na poten­za stra­nie­ra di avvi­ci­nar­si ai loro con­fi­ni”.

Mentre per far ces­sa­re la guer­ra egli sem­pli­ce­men­te chie­de all’Ucraina di rico­no­sce­re la scon­fit­ta, di lasciar cade­re le armi e di nego­zia­re con l’invasore, insom­ma, di ave­re “il corag­gio del­la resa, del­la ban­die­ra bian­ca”.

Va aggiun­to che que­sto lin­guag­gio del papa è anche quel­lo che più rim­bom­ba sui media, con­ti­nua­men­te rilan­cia­to ogni vol­ta che pren­de la paro­la.

Mentre rima­ne in ombra, con scar­sis­si­ma eco, l’altro lin­guag­gio par­la­to dal­la Santa Sede: quel­lo del­la segre­te­ria di Stato vati­ca­na e quel­lo – meno uffi­cia­le ma anche per que­sto più argo­men­ta­to e rive­la­to­re – de “La Civiltà Cattolica”.

Un secon­do lin­guag­gio che inve­ce è uti­le met­te­re in evi­den­za.

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La posi­zio­ne del­la segre­te­ria di Stato sul­la guer­ra in Ucraina è sta­ta ripe­tu­ta­men­te espres­sa dal­le sue mas­si­me auto­ri­tà: il car­di­na­le Pietro Parolin e il mini­stro degli este­ri Paul Richard Gallagher.

In bre­ve, è la posi­zio­ne riba­di­ta un’ultima vol­ta la scor­sa set­ti­ma­na da Gallagher nell’intervista a Gerard O’Connell per il set­ti­ma­na­le dei gesui­ti di New York “America”, pub­bli­ca­ta inte­gral­men­te anche dal­la rivi­sta ita­lia­na “Il Regno”.

A giu­di­zio del mini­stro degli este­ri vati­ca­no è la Russia che “non pone le con­di­zio­ni neces­sa­rie” a far ces­sa­re la guer­ra. “Fermare gli attac­chi, fer­ma­re i mis­si­li. Questo è ciò che la Russia deve fare!”.

Questo per­ché “una pace giu­sta” signi­fi­ca “che la Russia deve riti­rar­si da tut­ti i ter­ri­to­ri dell’Ucraina”. O come Gallagher dice in ter­mi­ni più arti­co­la­ti:

“Noi con­ti­nuia­mo a soste­ne­re l’integrità ter­ri­to­ria­le dell’Ucraina. Non appro­via­mo che i con­fi­ni dei pae­si ven­ga­no modi­fi­ca­ti con la for­za. Questa rima­ne la nostra posi­zio­ne. La con­si­de­ria­mo una posi­zio­ne giu­sta e que­sta è la nostra posi­zio­ne nei con­fron­ti dell’Ucraina. Allo stes­so tem­po, rico­no­scia­mo anche il dirit­to dell’Ucraina di com­pie­re qual­sia­si pas­so che pos­sa ren­de­re pos­si­bi­le un accor­do per una pace giu­sta, anche per quan­to riguar­da i suoi ter­ri­to­ri. Ma que­sto non è qual­co­sa che pos­sia­mo impor­re o pre­ten­de­re dall’Ucraina. Se l’Ucraina e il suo gover­no voglio­no far­lo, è a loro com­ple­ta discre­zio­ne”.

Basta que­sto per vede­re l’abisso che inter­cor­re tra le posi­zio­ni del­la segre­te­ria di Stato e quel­le del papa. Il qua­le, infat­ti, pre­fe­ri­sce ricor­re­re all’attivismo pro-russo del­la Comunità di Sant’Egidio e del car­di­na­le Matteo Zuppi.

Ma c’è di più. Perché non solo la segre­te­ria di Stato ma anche il “think tank” di gesui­ti che pub­bli­ca “La Civiltà Cattolica” risul­ta esse­re, oggi, agli anti­po­di del­le posi­zio­ni di Francesco, sul­la guer­ra in Ucraina.

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“La Civiltà Cattolica” pas­sa ogni vol­ta al vaglio del­la segre­te­ria di Stato, oltre che occa­sio­nal­men­te del papa, pri­ma d’essere stam­pa­ta. E fino a quan­do è sta­ta diret­ta da padre Antonio Spadaro pote­va esse­re rite­nu­ta la voce di papa Francesco.

Ma dal­lo scor­so otto­bre, con nuo­vo diret­to­re padre Nuno da Silva Gonçalves, la rivi­sta ha ripre­so una cer­ta auto­no­mia, come Settimo Cielo ha già mes­so in luce.

A con­fer­ma di ciò basta sfo­glia­re il suo ulti­mo qua­der­no e leg­ge­re l’articolo d’apertura, che è pro­prio sul­la guer­ra in Ucraina.

L’articolo ha per auto­re padre Giovanni Sale, pro­fes­so­re di sto­ria con­tem­po­ra­nea alla Pontificia Università Gregoriana. Ha per tito­lo: “Terzo anno del­la guer­ra in Ucraina”. Ed è così rias­sun­to nel som­ma­rio del­la stes­sa rivi­sta:

“Sono pas­sa­ti più di due anni da quan­do, il 24 feb­bra­io 2022, Putin ordi­nò l’invasione dell’Ucraina. Il Cremlino, male infor­ma­to dai suoi gene­ra­li, pen­sa­va che impos­ses­sar­si di Kyiv sareb­be sta­ta una pas­seg­gia­ta: in real­tà non fu così. La resi­sten­za oppo­sta dall’esercito ucrai­no, già da allo­ra arma­to dagli occi­den­ta­li, fu real­men­te eroi­ca e col­let­ti­va. Putin dovet­te ridi­men­sio­na­re i suoi obiet­ti­vi di guer­ra, con­cen­tran­do­si, a fine mar­zo, soprat­tut­to sul Donbass e sul­le regio­ni meri­dio­na­li. In que­sto arti­co­lo trat­te­re­mo degli even­ti degli ulti­mi mesi, in par­ti­co­la­re del­la cosid­det­ta ‘guer­ra di attri­to’ che si sta com­bat­ten­do su un fron­te lun­go cir­ca 1.000 chi­lo­me­tri”.

Già da que­ste righe di pre­sen­ta­zio­ne si può nota­re quan­to la nar­ra­zio­ne di padre Sale disti dal­la visio­ne di papa Francesco. Ma è il fina­le dell’articolo – da qui in avan­ti ripro­dot­to qua­si inte­gral­men­te – che ancor più con­fer­ma que­sta distan­za.

Anzitutto, padre Sale insi­ste sul­le “vit­to­rie signi­fi­ca­ti­ve” con­se­gui­te ulti­ma­men­te dall’Ucraina:

“Occorre nota­re che negli ulti­mi mesi di guer­ra l’Ucraina, nono­stan­te lo stal­lo sul fron­te, ha con­se­gui­to vit­to­rie signi­fi­ca­ti­ve in alcu­ni set­to­ri stra­te­gi­ca­men­te impor­tan­ti. In pri­mo luo­go, ha vin­to la bat­ta­glia del gra­no, for­zan­do il bloc­co rus­so: il com­mer­cio via mare ha rag­giun­to livel­li pre­bel­li­ci. Nel 2023 l’Ucraina ha affon­da­to il 30 per cen­to del­la flot­ta rus­sa nel Mar Nero, con pic­co­li dro­ni nava­li mano­vra­ti da per­so­na­le tec­ni­co. Ciò è avve­nu­to in segui­to a un aumen­to con­si­de­re­vo­le nel­la pro­du­zio­ne dome­sti­ca di dro­ni da com­bat­ti­men­to, eco­no­mi­ci ed effi­ca­ci. L’Ucraina van­ta una doz­zi­na di model­li a lun­ga git­ta­ta, in gra­do di col­pi­re obiet­ti­vi a più di 600 chi­lo­me­tri di distan­za. Nel mese di feb­bra­io, ha lan­cia­to una sfi­da al più impor­tan­te degli asset mili­ta­ri rus­si: il con­trol­lo dei cie­li. In que­sti ulti­mi tem­pi la Russia ha per­so più di 15 aerei da com­bat­ti­men­to. Il che non è poca cosa, se si con­si­de­ra la supe­rio­ri­tà che Mosca van­ta in que­sto set­to­re”.

Poi descri­ve così le recen­ti mos­se del­la Russia, sia bel­li­che che di pro­pa­gan­da:

“Negli ulti­mi tem­pi il Cremlino si muo­ve su più fron­ti: da un lato, con­ti­nua gli attac­chi, con risul­ta­ti piut­to­sto scar­si; dall’altro, ambi­gua­men­te, fa ven­ti­la­re l’idea di una tre­gua, che gli per­met­ta di pre­sen­tar­si come vin­ci­to­re dell’ultima ‘guer­ra patriot­ti­ca’. La sua pro­pa­gan­da ha già costrui­to fit­ti­zia­men­te una nar­ra­ti­va per van­tar­si di aver scon­fit­to l’intera NATO schie­ra­ta a fian­co degli ucrai­ni. Se il con­flit­to si con­clu­des­se ora, Putin potreb­be van­tar­si di aver este­so la Russia fino al con­fi­ne sacro trac­cia­to dal fiu­me Dnipro. E que­sta non sareb­be una buo­na noti­zia per mol­ti pae­si con­fi­nan­ti e per le demo­cra­zie occi­den­ta­li”.

Mentre que­sto è ciò che padre Sale auspi­ca per l’Ucraina:

“L’esercito ucrai­no, se vuo­le usci­re da que­sta situa­zio­ne di stal­lo, dovrà pas­sa­re da una guer­ra di posi­zio­ne, che lo sta logo­ran­do, a una guer­ra di attac­co, velo­ce e crea­ti­va, come è sta­ta quel­la del­la pri­ma par­te dell’offensiva. Ma, per far que­sto, avrà biso­gno di più sol­da­ti e, soprat­tut­to, di più muni­zio­ni e di più armi sofi­sti­ca­te per col­pi­re, a lun­ga distan­za, die­tro le linee nemi­che; insom­ma, del con­vin­to soste­gno dell’Occidente, del­la NATO”.

Questo suo arti­co­lo padre Sale l’ha scrit­to poco pri­ma che gli Stati Uniti sbloc­cas­se­ro, il 23 apri­le, 60,8 miliar­di di dol­la­ri di aiu­ti mili­ta­ri all’Ucraina, deci­sio­ne da lui visi­bil­men­te atte­sa. Quanto inve­ce a un pos­si­bi­le nego­zia­to, ecco che cosa scri­ve:

“Purtroppo, la pro­spet­ti­va di un vero nego­zia­to per rag­giun­ge­re una tre­gua o un con­ge­la­men­to del con­flit­to – che coin­vol­ga le par­ti inte­res­sa­te e altri atto­ri inter­na­zio­na­li di pri­mo pia­no, come gli USA – per il momen­to appa­re lon­ta­na”.

Per subi­to dopo aggiun­ge­re, a pro­po­si­to dell’invocazione del papa di una “resa”, di una “ban­die­ra bian­ca” innal­za­ta dall’Ucraina:

“In una recen­te inter­vi­sta alla radio­te­le­vi­sio­ne sviz­ze­ra di lin­gua ita­lia­na, papa Francesco è ritor­na­to a par­la­re del­la neces­si­tà di un nego­zia­to per arri­va­re, nel­le situa­zio­ni di con­flit­to (in Ucraina come a Gaza), alla ces­sa­zio­ne del­le osti­li­tà. Le sue paro­le, pur­trop­po, sono sta­te da più par­ti frain­te­se”.

E con que­sta asciut­ta archi­via­zio­ne del­le paro­le del papa si chiu­de l’articolo.

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Sandro Magister è fir­ma sto­ri­ca del set­ti­ma­na­le L’Espresso.
Questo è l’attuale indi­riz­zo del suo blog Settimo Cielo, con gli ulti­mi arti­co­li in lin­gua ita­lia­na: settimocielo.be
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